In ricordo di Sergio Ferrari

di Daniela Palma

Sergio Ferrari

(19 ottobre 1932 – 20 maggio 2025)

Il 20 maggio ci ha lasciato Sergio Ferrari, studioso dei processi di innovazione tecnologica con una lunga esperienza ai vertici della ricerca pubblica italiana ed europea. Nel corso della sua carriera ha ricoperto incarichi di rilievo all’ENEA, dirigendo il Dipartimento per la Ricerca Intersettoriale Tecnologica e la Direzione Centrale Studi, fino a ricoprire la carica di Vice Direttore Generale. Dal 1976 al 1984 è stato delegato del Governo italiano presso il Comitato per la Ricerca Scientifica e Tecnologica della Comunità Economica Europea, e dal 1996 al 1999 ha fatto parte del Comitato tecnico-scientifico del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica e del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali.

Fin dall’inizio, il suo percorso scientifico si è affiancato all’impegno politico nelle fila del socialismo lombardiano, che riconosce in libertà ed eguaglianza principi inseparabili a sostegno di una società realmente democratica. È così che si intensifica e si rafforza il confronto con autorevoli economisti di quell’ambiente (tra i quali Paolo Leon, Alessandro Roncaglia, Paolo Sylos Labini), permettendogli anche di approfondire il ruolo centrale che l’innovazione può avere nel progresso economico e sociale. Particolarmente significativo è in questo senso il rapporto con Paolo Sylos Labini, alimentato dal comune interesse per la complessità dell’innovazione tecnologica e da una profonda stima reciproca, che ha dato vita a una solida amicizia. È proprio con Sylos che discute a lungo la possibilità di concepire l’innovazione come un processo che, grazie allo straordinario sviluppo delle conoscenze scientifiche e ai progressi della sperimentazione tecnologica, può essere programmato nelle sedi in cui si svolge l’attività di ricerca. La riflessione sulla programmazione dell’innovazione lo porta ad approfondire il ruolo dell’intervento pubblico, che non riguarda solo il finanziamento di investimenti a lungo termine e rischiosi, difficili da sostenere per il mercato, ma anche la capacità di indirizzare le potenzialità tecnologiche verso il miglioramento del benessere collettivo, richiamandosi in questo alla proposta politica di Riccardo Lombardi.

Grande è stata inoltre l’attenzione dedicata alle dinamiche dello sviluppo italiano, dai gloriosi anni Sessanta del secolo scorso, quando si dibatteva di programmazione economica e della possibilità di consolidare tale sviluppo dopo il primo slancio seguito al secondo dopoguerra, per arrivare al decennio Duemila, che segna l’inizio di un declino del paese in cui il ritardo tecnologico assume un ruolo centrale.

È in questa linea di riflessione che, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, prende forma l’idea di istituire nell’ambito dell’Enea un “Osservatorio sulla competitività tecnologica dell’Italia”, del cui coordinamento scientifico mi sono occupata personalmente a partire dagli ultimi anni Novanta. L’Osservatorio, attraverso un articolato apparato di indicatori economici e tecnologici, si proponeva infatti di far emergere le difficoltà del paese nel fronteggiare l’accelerazione del cambiamento tecnologico e la conseguente crescente divergenza rispetto alle altre principali economie industrializzate.

L’arrivo della crisi del 2007-2008 non ha fatto che aggravare la situazione italiana. In questa fase, Ferrari sollecita l’apertura di un dibattito sulla “doppia crisi dell’Italia”, ritenuto necessario per non dimenticare i problemi che investono la struttura produttiva del paese, ancorata ai settori a medio-bassa tecnologia e quindi anche più fragile di fronte agli shock economici di grande portata. Tale dibattito ha incontrato il favore di Alessandro Roncaglia e ha trovato ampio spazio nella Rivista Moneta e Credito, contribuendo a stimolare la discussione pubblica sull’argomento.

Nel suo lungo cammino umano e professionale, Sergio Ferrari ha dimostrato costantemente un impegno sincero, una profonda coerenza etica e una passione autentica per l’economia civile. Il suo spirito critico ha stimolato riflessioni importanti, che oggi risuonano con forza in un’epoca di crescenti sfide sociali ed economiche.

La sua capacità di analisi, il suo pensiero libero e la sua presenza discreta ma sempre incisiva ci mancheranno profondamente.