In ricordo di Andrea Ginzburg

Dopo Mauro Ridolfi e Nando Vianello, il cui ricordo è sempre vivo, un altro allievo di Sylos, Andrea Ginzburg, ci ha lasciato ieri, 3 marzo 2018. Con Sylos ha condiviso sia il rigore della ricerca, sia l’impegno civile che gli veniva dalla sua tradizione familiare, sia la critica al pensiero economico mainstream e alle sue implicazioni conservatrici nel campo della politica economica. Sentiremo la sua mancanza. Economia civile lo ricorda tramite le parole della sua collega e amica Maria Cristina Marcuzzo.

Andrea Ginzburg è uno studioso puro che ha dedicato tutta la sua vita professionale alla ricerca e all’insegnamento, ma ha svolto anche importanti incarichi istituzionali.
Ha avuto un ruolo di primo piano nella nascita e sviluppo della Facoltà di Economia e Commercio di Modena e della Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Economia di Reggio Emilia Modena e Reggio Emilia successivamente, essendo stato di entrambe uno dei fondatori. Dal 2001 al 2010, è stato membro del Dipartimento di Scienze Sociali, Cognitive e Quantitative, di cui è stato Direttore negli anni 2001-2003.
E’ stato Direttore della Biblioteca di Economia di Modena e della Biblioteca Interdipartimentale di Reggio Emilia.
Il suo impegno nell’insegnamento, svolto per oltre quarant’anni, è testimoniato dal grande seguito e popolarità delle sue lezioni di Politica economica, negli anni 1970-2000 a Modena e di Istituzioni di economia e Economia delle reti internazionali a Reggio Emilia fino al 2010.
Per l’impegno nella didattica e l’attenzione agli studenti Andrea Ginzburg è stato un punto di riferimento per la Facoltà di Economia di Modena prima e per l’attuale Dipartimento di Scienze Sociali, Cognitive e Quantitative. Ha sempre privilegiato la formazione di qualità, con costante lavoro di dialogo con studenti e colleghi, attraverso la supervisione di tesi e di confronto scientifico con i colleghi.
Andrea Ginzburg è una figura originale di studioso, eclettico e innovatore, non assoggettato alle mode scientifiche, mai convenzionale. La sua attività di ricerca si è sviluppata mantenendo uno stretto collegamento fra la dimensione analitica e la dimensione storica della politica economica. Nell’ambito della politica economica si è occupato di problemi dell’economia italiana ed europea, della struttura industriale, di bilancia dei pagamenti e di Mezzogiorno; nell’ambito dell’analisi storica si è occupato di autori come Ricardo, Marx, Sraffa e Hirschman dando contributi importanti che, in alcuni casi, sono un autorevole riferimento nella letteratura.
Intelligenza e curiosità intellettuale, dedizione all’insegnamento e originalità di pensiero sono le caratteristiche di Andrea Ginzburg, una figura di studioso e di professore che ha meritato il rispetto e la stima di più di una generazione di studenti e colleghi.

Sulle accuse di plagio al “Manifesto degli economisti contro la disoccupazione in Europa”

Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano di domenica 4 febbraio, un rapporto commissionato dall’IMT di Lucca utilizzerebbe un testo pubblicato sulla precedente serie della nostra rivista (all’epoca pubblicata con il nome BNL Quarterly Review) per sostenere che il plagio è un’attività consueta tra gli economisti. La relazione, firmata da Enrico Bucci, scrive che “questo lavoro … contiene numerosi brani tratti da testi precedenti … a conferma di uno standard diffuso nel settore”. Questa affermazione è fuorviante.

Anzitutto, il “Manifesto contro la disoccupazione in Europa” (“An Economists’ Manifesto on Unemployment in Europe”), come dice il titolo stesso, non è un articolo scientifico ma un appello di natura politica – seppur scritto da premi Nobel e alcuni tra i principali intellettuali del secolo scorso. Per chi non avesse capito il titolo, la prima nota alla prima pagina del testo invita i colleghi economisti a manifestare la propria adesione firmando il testo, se ne condividono lo spirito di fondo. Di nuovo: è evidente che non si tratta di un articolo scientifico.

Ma la stessa prima nota, sempre alla prima pagina, segnala chiaramente che esiste una precedente versione del Manifesto, che quel lavoro modifica solo in parte, pubblicata in italiano nel volume Sviluppo economico ed occupazione, a cura di B. Moro. Se questa è la fonte cui si riferisce Bucci, il lavoro preso ad esempio dimostra solo che per gli economisti le note a piè di pagina sono importanti!

Utilizzando il software Compilatio, a disposizione del nostro Ateneo per verificare eventuali plagi da parte degli studenti, abbiamo verificato che il testo contiene due capoversi, pari a molto meno dell’1% del testo, non identici ma molto simili a due passaggi tratti da articoli precedenti di uno degli stessi autori del Manifesto, D. Snower.

In un manifesto politico in cui economisti usano la loro esperienza per fare proposte concrete, non è incredibile che qualcuno faccia riferimento alle proprie ricerche precedenti, e chi fosse interessato al dibattito scientifico troverebbe il riferimento bibliografico dell’articolo precisamente citato nel volume indicato alla prima nota a piè di pagina (ci spiace essere pedanti con Bucci, forse l’uso del suo settore disciplinare è di trascurare le note).

Ma soprattutto è ben diverso riportare due passaggi da un proprio testo precedente (per di più all’interno di un intervento ‘politico’ e non di un articolo scientifico) rispetto a utilizzare testi scritti da altre persone, senza citarle. Il secondo è un caso di plagio, che consiste nel rubare le idee di qualcun altro.

Non sappiamo se questo è quanto ha fatto la ministra Madia, come alcuni accusano, ma sfidiamo Bucci a verificare su qualsiasi lavoro scientifico di economisti integerrimi come Modigliani, Solow, Sylos Labini o gli altri firmatari del Manifesto, o su qualsiasi articolo scientifico pubblicato nella rivista da noi diretta (ora con il nome PSL Quarterly Review) o sulla sua consorella in italiano, Moneta e Credito, o su un campione casuale di scritti di economisti, se il plagio è davvero una prassi comune.

In realtà, siamo a conoscenza solo di due casi importanti di plagio tra gli economisti, di cui uno di oltre trent’anni fa, e che in entrambi i casi hanno provocato reazioni assai dure da parte della nostra comunità. Se Bucci desidera sapere di più sulla professione dell’economista, sull’importante ruolo politico e sociale che ricopre, lo invitiamo a leggere gli articoli da noi pubblicati (tutti gratuitamente disponibili online) nelle Recollections, la serie di profili autobiografici dei maggiori economisti internazionali.

Ci preme infine ribadire l’assoluta correttezza degli autori del Manifesto, uno dei quali, Paolo Sylos Labini, non solo ha identificato nella moralità e nello sviluppo civile una delle fonti dello sviluppo economico del paese (o del suo sottosviluppo), ma ne ha anche fatto uno stile di vita personale.

La recente crisi economica, e le politiche di austerità con cui l’Europa ha risposto, hanno mostrato ancora una volta le enorme ricadute degli errori e dei pregiudizi degli economisti. Già nel 1998 il Manifesto tirato in ballo da Bucci segnalava che le politiche europee devono cambiare, per poter contribuire al benessere dei cittadini. Ma proprio per le terribili conseguenze delle teorie economiche, gli economisti hanno un’enorme responsabilità. Soprattutto quelli con idee contrarie all’ideologia attualmente dominante devono farsi cittadini attivi, scrivere manifesti politici e non solo articoli scientifici, e dovrebbero ispirarsi al rigore, scientifico e morale, di maestri come Paolo Sylos Labini.

Alessandro Roncaglia, presidente, Economia civile

Carlo D’Ippoliti, editor, PSL Quarterly Review e Moneta e Credito

Classical economics today

E’ stato pubblicato un volume in onore di Alessandro Roncaglia, a cura di Marcella Corsi, Jan Kregel e Carlo D’Ippoliti.

Raccoglie 16 saggi:

  1. The Reconstruction of an Alternative Economic Thought: Some Premises (Salvatore Biasco)
  2. Reflections on Unity and Diversity, the Market and Economic Policy Jan Kregel
  3. Ending Laissez-Faire Finance (Mario Tonveronachi)
  4. Democracy in Crisis: So What’s New? (Michele Salvati)
  5. The Democracy of Ideas: J. S. Mill, Liberalism and the Economic Debate (Marcella Corsi and Carlo D’Ippoliti)
  6. Turgot and the Division of Labor (Peter Groenewegen)
  7. Agricultural Surplus and the Means of Production (Gianni Vaggi)
  8. The Role of Sraffa Prices in Post-Keynesian Pricing Theory (Geoffrey C. Harcourt)
  9. Classical Underconsumption Theories Reassessed (Cosimo Perrotta)
  10. On the “Photograph” Interpretation of Piero Sraffa’s Production Equations. A View from the Sraffa Archive (Heinz D. Kurz, Neri Salvadori)
  11. On the Earliest Formulations of Sraffa’s Equations (Nerio Naldi)
  12. Normal and Degenerate Solutions of the Walras-Morishima Model (Bertram Schefold)
  13. Trading in the “Devil’s Metal”: Keynes’s Speculation and Investment in Tin (1921–1946) (Maria Cristina Marcuzzo, Annalisa Rosselli)
  14. The Oil Question, the Prices of Production and a Metaphor (Sergio Parrinello)
  15. Europe and Italy: Expansionary Austerity and Expansionary Precariousness (Davide Antonioli, Paolo Pini)
  16. Adam Smith and the Neophysiocrats: War of Ideas in Spain (1800–1804) (Alfonso Sánchez Hormigo)

http://www.anthempress.com/classical-economics-today

Mario Almerighi: gigante in un mondo di nani

Mario Almerighi

Il 24 marzo scorso è scomparso Mario Almerighi, persona per bene e grande magistrato, impegnato nella difesa della legalità, in particolare nella difesa dell’ambiente e nella lotta alla corruzione. Quando nel 2011 abbiamo fondato Economia civile, ritenevamo che per gli economisti consapevoli del bene civile fosse naturale considerare elementi costitutivi di una società sana un forte elemento etico accompagnato, come diceva Adam Smith, da istituzioni come l’amministrazione della giustizia che lo sostenessero nei casi in cui l’elemento etico venisse meno. Leggi tutto “Mario Almerighi: gigante in un mondo di nani”